sabato 15 dicembre 2012

Il Mio Natale

Ormai manca davvero poco.
Al Natale intendo, o meglio, al momento che moltissime persone preferiscono, ovvero l'attimo in cui si scarta il proprio regalo, anche se spesso si ama nascondere questa curiosità. Chissà perchè poi.
Io devo ammettere che il periodo natalizio è il mio preferito dell'anno, per tantissimi motivi.

Perchè Bergamo, la città in cui ho vissuto per molto tempo, si trasforma grazie a decorazioni luminose che cambiano ogni volta che arriva questo periodo, perchè vengono allestite le bancarelle che vendono dolciumi, decorazioni fatte a mano e prelibatezze calde, come le frittelle, che inondano il lungo passaggio di un profumo che scalda la pancia e fa venire fame anche se si ha fatto da poco merenda, perchè ogni anno c'è un tizio vestito da Babbo Natale che permette ai bambini di fare una fotografia su un piccolo asinello (e questa è una cosa che non ho mai capito, in fondo Babbo Natale è legato alle renne, che c'entra l'asino? Ma crescendo ho compreso la difficoltà di tenere un animale possente come una renna fermo e buono in mezzo ad una piazza colma di gente).

Io e Babbo Natale, Bergamo, 1984
Perchè mia mamma, essendo di origini meridionali, comincia  a pensare al cenone a fine novembre aspettando con ansia il giorno in cui verrà accompagnata da mio padre a comprare tutta quella roba da mangiare, perchè provo una bellissima sensazione entrando in casa dei miei genitori, guardare l'albero di Natale e strofinarmi le mani per il freddo che lascio alle mie spalle.
Perchè l'anno scorso sono diventato padre di una bellissima bimba di nome Agata che ha reso il Natale di quest'anno molto più bello, divertente e, per così dire, movimentato.

E' vero, forse questo mio ostentare buoni sentimenti potrà sembrare noioso a coloro che amano vivere questo periodo in modo controcorrente recitando la parte di un moderato Scrooge che snobba le palline colorate appese nelle vetrine dei negozi, ma questi ultimi non me ne vogliano se oggi mi sono concesso questo pretesto per descrivervi qualche idea da utilizzare per fare una sorpresa gradita il giorno di Natale.
Parto da una delle cose più semplici, il biglietto di auguri.
Dato che la mia passione è l'illusrazione e il fumetto, mi sono sempre rifiutato di acquistare biglietti di auguri preconfezionati, così ho inziato usando me stesso e uno dei personaggi dei miei fumetti come protagonisti per un semplice augurio che avrebbe accompagnato i miei doni nel lontano 1999.

Biglietto di auguri natalizi, io e Miso, 1999


Dopo essermi sposato non potevo certo esimermi da usare Francesca come co-protagonista dei miei auguri, così realizzai questo biglietto...


Bigliatto di auguri natalizi, io e Francesca, 2005

L'anno successivo decisi di fare più biglietti natalizi, pur mantenendo lo stesso tema, e in quell'occasione, mi inventai una visita inaspettata a casa mia...




Serie di biglietti di auguri natalizi, 2007
Nel 2009 ebbi l'idea di personalizzare un gioco in scatola molto famoso, il Memory, disegnando, colorando, ritagliando e confezionando una mia versione che comprendeva volti di familiari, amici, personaggi dei fumetti, del cinema e dei videogames.
Fu molto laborioso crearne varie versioni, ma la soddisfazione che provai quando vidi le facce divertite dei miei amici mi ripagò della fatica.

My Memory Game, Alfonso Di Mauro, 2009
Quando mi accorsi che spesso si dava poca importanza al biglietto di auguri, scrissi una brevissima storia in rima che raccontava di un folletto di Babbo Natale il quale aveva come unico scopo quello di creare i biglietti di auguri, invitando quindi chi li leggeva, a dar loro giusto merito visto che erano il risultato di un lavoro svolto con passione dal piccolo Temperino.


Biglietto di auguri natalizi "Temperino il folletto", Alfonso Di Mauro, 2010
Infine, l'anno scorso, decisi di creare il packaging di una barretta di cioccolato; chiaramente fui ispirato dal film Willy Wonka, quello originale del 1971, e disegnai un'illustrazione che ritraeva tutta la mia piccola famiglia con laspetto di irriverenti marionette, poi acquistai barrette di cioccolato anonime e le incartai con la mia grafica.
Quando le misi nella cesta che avevo trovato e che usai per presentarle fui molto soddisfato del risultato... viste così tutte insieme erano uno spettacolo!
Christmas Choko Pak, Alfonso Di Mauro, 2011
E con questo termino la mia carrellata di idee, anche se mi rendo conto che sono tutte accomunate da una grande pazienza nel disegnare, colorare ritagliare e incollare, ma questo è il mio modo di vivere il Natale, è un piacere che difficilmente riesco a descrivere ma che è molto simile alla felicità che ricordo di aver provato dopo aver trovato sotto l'albero il mio primo trenino, uno dei più bei regali che ricevetti quando ero bambino.


venerdì 7 dicembre 2012

Mostra Living Room by Uncles & Aunts

Questo pomeriggio stavo lavorando ai progetti che presenterò alla fiera di Bologna del 2013, un'attività che mi sta richiedendo tanto impegno e dedizione, visto che sarà la mia prima visita a questo evento che per me rappresenta una specie di battesimo del fuoco.
Devo ammetterlo, forse mi sono deciso un po' tardi a partecipare, ma non vi nascondo che sono sempre stato riluttante, forse per timore di sicuri o probabili rifiuti, per paura di commenti troppo "schietti" da parte degli editori, ma credo che la preparazione ad un'esperienza di questo tipo consista anche nel prendere coscienza di questo.
Mentre riflettevo e disegnavo, ha cominciato a nevicare, così ho abbandonato la mia matita sul foglio e mi sono avvicinato alla porta di casa per godermi una delle cose che preferisco.
Una bella nevicata invernale.
Era arrivato il momento di fare una pausa.
Mi sono preparato un the alla menta e, armato del mio piccolo blocchetto, ho cominciato a scrivere il post di questa settimana, dedicato alla prima mostra organizzata dal collettivo Uncles & Aunts, intitolata Living Room che si è tenuta il 30 Novembre presso Sweet Irene, una piccola e graziosa caffetteria di Bergamo.


Lo spazio dedicato all'esposizione era un po' limitato, non essendo mai stato adibito per ospitare un evento di questo tipo, ma regalava la giusta atmosfera, quasi come una cantina che nasconde preziose bottiglie di liquore dando così valore aggiunto alle opere presentate.
Su un piccolo tavolino, che ricordava un vecchio banco di scuola elementare, erano appoggiati il diario delle visite e i cataloghi.
 

Le illustrazioni esposte erano moto interessanti e caratterizzate ognuna da uno stile molto personale che ho potuto ammirare con calma illuminato dalla fioca luce che arrivava dai faretti posizionati sul muro in pietra viva. Sarà stato l'ambiente piccolo o la calma che si respirava nell'aria, ma essere presente quella sera mi ha fatto sentire un visitatore venuto da lontano, uno straniero che è riuscito a sentirsi a casa.


Forse il merito sta anche nel tema della mostra, Living Room appunto, "il soggiorno, un luogo privato, ma anche uno spazio dedicato a momenti di condivisione", come recitava l'invito mandato dal collettivo, che per me è stata un'ottima occasione per rappresentare in modo surreale un momento vissuto insieme alla mia famiglia, un attimo di curioso stupore inventato, una fiaba di un'unica pagina di cui non si vedono i volti dei protagonisti.
Io ho voluto dare il mio contributo in questo modo, disegnando un gioco fatto con la mia bimba sul divano, osservandola mentre guardava con stupore fuori dalla finestra, quasi come rapita dal vento che muoveva le poche foglie ancora aggrappate ai loro rami.
Spero che i visitatori presenti, e gli stessi mebri del collettivo, abbiano apprezzato ciò che ho realizzato con tanta passione.

Un racconto color autunno
Dopo aver salutato Elenia e gli altri componenti del collettivo ho raggiunto mia moglie Francesca e i miei amici al piccolo tavolo dove mi aspettavano una fantastica torta, un biscotto e un assaggio del Cupcake al the verde che avrei rubato alla mia amica.


E' stata una serata piacevole in cui ho respirato un'atmosfera che mi prendo il lusso di definire quasi parigina, mi è sembrato di godere il venerdì sera di un'altra città, di quelle che nelle fotografie sembrano avere colori piacevolmente sbiaditi, proprio come quelli che ora vanno di moda, ma questo in fondo non è un aspetto negtivo, perchè trasforma in un viaggio verso luoghi lontani anche una semplice serata tra amici, bevendo il proprio caffè americano, sfogliando il catalogo di una mostra, discutendo di cinema e raccontato i disastri che combina la mia piccola Agata, la quale cresce ogni giorno di più insieme, alla sua voglia di scoprire un mondo che le sa regalare ogni giorno qualcosa di nuovo.

venerdì 30 novembre 2012

Illustrare Sorridendo (Sarmede)

Corso di illustrazione condotto da Anna Laura Cantone

Sono passati pochissimi giorni dal mio ritorno a casa ma sono ancora con la testa un po' a Sarmede, seduto a quell'enorme tavolo di legno, intento a preparare la mia illustrazione. Alla fine ho deciso di frequentare anche io uno dei corsi della Scuola di illustrazione di Sarmede e non potevo fare scelta migliore dato che il risultato è stato un forte arricchimento personale, nonchè una fonte di ispirazione che mi sarà utile nei prossimi mesi, in preparazione della mia prima visita alla Fiera del libro di Bologna.

Così sabato mattina mi sono svegliato molto presto, pronto per affrontare un solitario viaggio in macchina e dopo circa tre ore sono arrivato in quello che chiamano il paese della fiaba.
L'edificio che ospita i laboratori di illustrazione è una casetta posizionata sulla parte alta del paese, in cima ad una collina e presenta la facciata principale decorata con delicati angeli che sembrano usciti da un libro illustrato d'altri tempi. Mentre aspettavo i miei futuri compagni di corso ho deciso di gustarmi il panorama lievemente condito da una nebbia che profumava di inverno.

Laboratorio della scuola Internazionale di Illustrazione, Sarmede

L'attesa è durata pochi minuti, infatti i parcheggio si è improvvisamente riempito di macchine e alla fine è arrivata anche Anna Laura Cantone la quale, con grande semplicità, si è presentata e ha raccontato come è riuscita a diventare una delle più apprezzate illustratrici italiane.
Il percorso è stato lungo e costantemente condito dalla tenacia con cui lei ha rincorso editori ed art director che spesso hanno rimbalzato i suoi lavori.
L'illustratrice infatti non ha nascosto le difficoltà che ha dovuto affrontare per realizzare il suo sogno (citando persino un viaggio a New York intrapreso per poter sostenere un colloquio durato soli 5 minuti con la direttrice di un'importante casa editrice americana) e io stesso sono stato rapito da quel racconto, non solo perchè condivido il desiderio di illustrare libri, ma anche e soprattutto perchè le sue parole lasciavano ampio spazio ad un generoso invito: provarci credendo in ciò che si fa perchè disegnare è prima di ogni altra cosa una passione.

Guardando la presentazione che ci ha poi fatto visionare, descrivendoci brevemente le tecniche da lei usate, ho scoperto che uno dei primi libri che ho acquistato, il suo Cappuccetto Rosso, altri non era che un progetto di tesi poi diventato prodotto editoriale per la casa editrice Fabbri Editori.

Cappuccetto Rosso, Fabbri Editori

Verso metà pomeriggio siamo entrati nel vivo del corso: Anna Laura ci ha proposto tre racconti (La volpe e la cigogna, La volpe e il corvo, Il topo di campagna e il topo di città) e ci ha chiesto di illustrarrne una scena. Naturalmente il primo step consisteva nel realizzare alcuni studi di personaggi.
Io ho scelto Il topo di campagna e il topo di città perchè è una fiaba che mi piaceva ascoltare quando ero piccolo e, visto il poco tempo a disposizione, ho disegnato qualche prova di cui l'illustratrice è stata soddisfatta.


Le prime prove per la caratterizzazione dei miei topini

Mentre disegnavo sentivo i polmoni riempirsi di quell'atmosfera che non percepivo dai tempi del liceo, passati disegnando davanti ad un cavalletto, intento nel cercare di cogliere luci e ombre di gessi inanimati, e ho provato un forte piacere guardandomi intorno, circondato da quelle teste concentrate e piegate su fogli, in cerca di un'idea.
Devo ammetterlo, il titolo del corso era davvero azzeccato, perchè senza accorgermene, ho cominciato a sorridere mentre disegnavo e ho percepito una leggera aria di serenità tra i miei compagni i quali, mentre facevano scorrere le matite sui fogli, sembravano finalmente indossare un abito realizzato a pennello per loro.

La versione definitiva dei miei topini

La fine della prima giornata di laboratorio è gunta forse troppo in fretta così, dopo una revisione collettiva dei bozzetti realizzati, ognuno ha raggiunto il proprio luogo di pernottamento.
Prima di riposarmi però, io ho deciso di visitare la nuova sede della Mostra Internazionale di Illustrazione, che si chiama La Casa della Fantasia, inaugurata proprio quest'anno e che consiglio a tutti i coloro che sono appassionati di illustrazione per l'infanzia, dato che finalmente esiste un luogo dove viene dato il giusto valore ad opere uniche e originali e dove ho acquistato il libro Marilena la balena, di cui presto sciverò una recensione.

La fortuna ha voluto che io abbia prenotato nello stesso Bed & Breakfast di Anna Laura, La Casa in Collina e ciò mi ha permesso di scambiare con lei qualche parola in più, e devo ammettere di aver trovato un'artista disponibile e genuina che mi ha generosamente dato consigli raccontandomi ulteriori aneddoti riguardanti il suo percorso professionale.
Forse sembrerà scontato, ma non è così facile trovare professionisti di questo settore che condividono i trucchi del proprio mestiere e dimostrano un sincero invito ad entrare in una cerchia che spesso sembra inaccessibile.
Ma forse sono proprio le difficoltà affrontate per esaudire il proprio sogno che rendono una persona disponibile e aperta al confronto.

La Casa in Collina
La Casa in Collina
Voglio dedicare qualche parola anche alla Casa in collina, un fantastico Bed & Breakfast gestito da due persone molto disponibili e appassionate di letteratura e naturalmente di illustrazione, le quali mi hanno concesso il privilegio di dormire in quella che loro chiamano La pinacoteca, una stanza dalle pareti ricoperte di fantastiche illustrazioni orginali realizzate dai più grandi autori che ho fotografato prima di essere colto dalla stanchezza.


La Casa in Collina
La Casa in Collina
Il mattino dopo ho potuto gustare un'abbondante colazione comprensiva di pane e biscotti fatti in casa e una deliziosa contognata, una dolce novità per il mio palato.
Inoltre una lieta chiaccherata con Anna Laura e gli altri ospiti ha rappresentato per tutti un perfetto preludio all'impegnativa giornata che ci aspettava.

Prima di metterci all'opera (era desiderio di tutti riuscire a fare un buon lavoro prima della fine della giornata) la Cantone ci ha svelato alcuni dei suoi segreti, realizzando un simpatico gatto in acrilico e uno sfondo, lasciando poi a noi il compito di usare quelle informazioni per illustrare la scena della fiaba da noi scelta.
Non mi era mai capitato di assistere alla realizzazione di un'illustrazione con tecniche pittoriche così divertenti e allo stesso tempo accessibili.
Infatti un altro merito che va a quest'illustratrice è quello di promuovere l'utilizzo di materiali poveri, di carta di riciclo, buste da regalo, zucchero, caffè, pastelli morbidi, nastro adesivo di carta, fogli piegati a caso, persino il colore secco che si trova intorno ai tappi dei tubetti di acrilico diventa per lei qualcosa di utile, ad esempio, per fare gli occhi dei pesci. 

Anna Laura Cantone colora il suo gattone peloso
Corso Sarmede Illustrare Sorridendo

Anna Laura rifinisce il suo gattone, Corso Sarmede Illustrare Sorridendo

Anna Laura Cantone che mostra come realizzare un sfondo generico
Corso Sarmede Illustrare Sorridendo
Alla fine tutti i presenti erano meravigliati dalla naturalezza con cui quel peloso e colorato gattone ha fatto capolino tra le pieghe del foglio e non è stato semplice mettersi a disegnare, ma rispetto al giorno prima eravamo tutti più rilassati, sembrava che ci conoscessimo da molto tempo, come se quella passione non fosse solo "qualcosa in comune" ma un ricordo dimenticato, volti che non si incontravano da anni e che si sono ritrovati in occasione di un evento speciale per fare ciò che più ci piaceva.

Il buio è giunto inesorabile, così come il momento dei saluti e del confronto collettivo dei lavori realizzati.
Dopo averci consegnato un disegno con dedica, Anna Laura si è congedata, dandoci a tutti uno speranzoso arrivederci, in vista dell'imminente fiera di Bologna a cui parteciperanno molti dei miei compagni di questo laboratorio.

Dal canto mio, posso ritenermi soddisfatto di un'esperienza che mi ha dato molto più di quello che mi aspettavo, tanto che ho passato quasi l'intero viaggio di ritorno pensando a quello che avrei realizzato nelle prossime settimane, forte di un entusiasmo rinsavito dall'incontro con una bravissima artista.


Una simpatica lumacona che Anna Laura ha dedicato alla mia piccola Agata
Grazie Anna Laura

giovedì 22 novembre 2012

Intervista all'illustratrice Elenia Beretta

Esiste una categoria di giovani illustratori che non si accontenta di tenere viva la propria passione realizzando opere fantastiche su fogli o monitor, visitando una fiera dopo l'altra, affrontando le legnose espressioni degli editori ai quali si presentano scommettendo sul proprio talento o frequentando curiosi corsi di illustrazione in sperduti paeselli di montagna, ma decide di arricchire la propria esperienza (e quella degli altri) portando avanti progetti che poi si trasformano in eventi interessanti e a cui non bisogna assolutamente mancare.
Tra questi giovani pioneri ci sono i componenti del collettivo Uncles & Aunts (Elenia Beretta, Vittoria Drago, Simone Calvi e Laura Fanelli) attualmente all'attivo con un sito e una mostra che si terrà il 30 novembre a Bergamo, presso la pasticceria Sweet Irene.
 

Ed io per l'occasione ho contattato Elenia, la quale ha gentilmente riposto ad alcune mie domande:

Uncle & Aunts è un nome curioso per un collettivo artistico, come mai avete scelto proprio questo?
Uncles e Aunts Collective è un nome divertente che mi è venuto in mente un giorno ragionando su un titolo della rubrica su CTRL Magazine e pensando agli zii e alle zie.
A
volte con i miei amici ci chiamiamo ziotti, che da fuori può sembrare una cosa infantile, ma in realtà non lo è. Solitamente uso questo aggettivo con le persone ale quali tengo di più per sottolineare una situazione particolare, così ho deciso di utilizzarlo per il collettivo perchè vorrei che tra le persone che vi partecipano si crei un bel legame.

Inoltre lo zio è la figura familiare che preferisco e non posso negare che mi piaceva il suono delle parole.

Presto ci sarà una mostra che avete intitolato Living Room. Perché avete scelto questo titolo e perchè quella location così inusuale per un'esposizione di illustrazioni?
Perchè il soggiorno è un luogo privato, ma anche uno spazio dedicato a momenti di condivisione.
Cene, balli, film, segreti, famiglia, amici, abbracci, coccole, scherzi, liti, pianti, mobili, spigoli, angoli, scrivanie, foglie, polvere, riposo, musica, bevute, il soggiorno è il luogo dove tutto ha inizio.
Sin dall’antica Grecia sviluppandosi ed evolvendosi nei secoli il ‘’salotto letterario’’ è stato presente
nelle vite di artisti, letterati, uomi e donne di cultura.
"Livingroom" è uno scorcio di vita.


Ctrl Magazine Illustrazioni per rubriche, Elenia Beretta


Questo tema è stato scelto perché Uncles & Aunts nasce con l'intenzione di creare degli appuntamenti casalinghi, quindi direi che non si poteva scegliere un altro titolo se non Livingroom.
(la parola viene intenzionalmente scritta tutto attaccato).

Il posto che abbiamo scelto, Sweet Irene, è inusuale per una mostra d'illustrazione; ma è in stretta connessione con la scelta del tema, infatti questa pasticceria/caffetteria ha un'ambientazione casalinga; quando vado a pranzo o a far merenda in questo locale mi sento bene, c'è un ambiente caloroso e vorrei che per la prima mostra di Uncles & Aunts tutti possano respirare quest'aria di casa e di benessere.

Parliamo un po' di te. Chi sono i tuoi illustratori preferiti?
Ci sono tantissimi illustratori che mi piacciono, tra quelli che seguo ultimamente ci sono Ana Montiel, Miss Goffetown, Chloe Perarnau (quest'ultime parteciperanno alla mostra e questo mi rende felicissima) Jin Wei, Umberto Mischi e Daniel Frost.
Inoltre mi piace guardare e prendere ispirazione dall'arte del novecento e dalle statue ellennistiche.
A volte guardare indietro è come guardare avanti e ci si rende conto che abbiamo perso qualcosa per strada.

Si dice che la vita dell’illustratore è solitaria, ma spesso questa affermazione viene smentita.
Ti va di descrivere la tua giornata tipo?

Mi sveglio alle 8.00, mi preparo e vado a lavoro (da poco ho cominciato a lavorare in un bar), faccio cappucci e caffé, servo ai tavoli, apparecchio per i pranzi e alle 13,00 finisco e mi fermo a mangiare. Nel frattempo guardo le mail con il cellulare.
Poi vado a casa a piedi, ci metto 2 minuti e dalle 14,00 incomincio a lavorare ai vari progetti, sia personali che a quelli del collettivo.
A volte finisco tardi di notte e a volte un pò prima, quando esco vado a vedere film al cinema, concerti, o vado a ballare e a bere con gli amici.

Non posso definirmi una solitaria, anzi, ma riesco bene a dividere la giornata tra momenti di lavoro da sola e momenti di divertimento con gli amici o con il mio ragazzo.
Condividere dei momenti sia lavorativi che di tempo libero con le persone ci arricchisce, essere solitari non è una cosa naturale per l'uomo secondo me, ma siamo liberi di vivere come vogliamo l'importante è essere felici.
Il giorno che preferisco è sicuramente il venerdì.

Posters and Fanzine, Elenia Beretta


Qual è il momento della giornata che è più produttivo per te?
Il momento più produttivo è la sera perchè il pomeriggio penso e organizzo le idee

Sempre più spesso si sente dire che intraprendere la carriera di illustratore in Italia sta diventando di anno in anno più difficile, tu cosa ne pensi?
Anche tu credi che l'estero sia l'unica via di salvezza per fare questa professione?

Sicuramente all'estero è piu facile soprattutto perché l'illustrazione viene utilizzata in vari campi e non solo in quello dell'editoria, quindi le possibilità lavorative sono di più.
La fortuna di essere illustratore consiste nel poter lavorare da casa anche per l'estero, ma non mi dispiacerebbe viaggiare per intraprendere questa professione.

In ogni caso la nostra generazione dovrebbe cercare di sensibilizzare i nostri coetanei che non fanno parte del mondo dell'illustrazione, cercando di far capire che non è un'attività di nicchia dedicata esclusivamente all'editoria per bambini, ma può spaziare in tantissimi campi, e forse si potrebbero aprire più porte per noi illustratori in Italia.
Questo è uno degli obbiettivi del collettivo e dell'evento ''Livingroom'' organizzato soprattutto per far conoscere illustratori affermati ed emergenti alla Città di Bergamo.

I problemi del nostro paese sono tanti e vari, devo dire che la mia Città mi piace e vorrei restarci e lavorare viaggiando... prima di dire che non si può voglio provarc!

Il tuo stile, così minimalista, è molto particolare e delicato, c'è un illustratore al quale ti sei ispirata?
La ricerca del proprio stile è una cosa difficile, davvero molto difficile ed è un percorso che ho appena iniziato.
Ho lavorato per anni come grafica e all'inizio facevo quasi tutto a computer, stanca di essere sempre davanti ad uno schermo quest'estate ad Urbino sperimentando con gli acquerelli ho prodotto dei lavori nella quale mi identificavo al 100%, così ho continuato su quella linea, e ora sto lavorando molto per capire come migliorare il mio modo di disegnare. All'inizio quando pensavo a come caratterizzare i miei lavori guardavo spesso altri illustratori ma poi ho capito che ti condizionavano troppo, così ho cominciato a guardare lavori di artisti del passato.
Mi rendo conto che ho difficoltà nel fare disegni troppo pieni, qui esce il mio lato grafico; pulisco e sistemo gli elementi all'interno dell'immagine in modo che tutto sia bilanciato. Cerco di essere molto precisa e pulita, ma poche volte sono contenta del risultato.

Qual è il libro o la fiaba che ti piacerebbe illustrare?
Mi piacerebbe davvero tanto illustrare '' I ragazzi della Via Pal'' e una fiaba che non esiste ancora è che si potrebbe chiamare ''L'inglese Blu'' (perchè da piccola pensavo gli inglesi fossero Blu)
Illustrazione per Coffee n Television, Elenia Beretta
Tra gli oggetti che sono riuscito a conservare dai tempi delle elementari c'è un righello verde, fatto di plastica e lungo 30cm che conservo tutt'ora e spesso uso per tracciare le squadrature delle mie tavole.
Anche tu hai uno strumento da disegno a cui sei particolarmente affezionata e che porti sempre con te?

Sono molto affezionata al temperino che mi regalò mio padre 10 anni fa, ancora adesso ce l'ho, è d'acciaio con una manoplina che regola 3 grandezze diverse per la mina, ed ha una piccola fodera di pelle con un bottone.
L'anno scorso invece ne comprai uno d'oro in un negozio di cartoleria a Berlino, e questo è diventato il Mio temperino. Questi 2 oggetti sono i miei preferiti.

Un'ultima domanda, consigliami un libro che ti è rimasto particolarmente impresso per le sue illustrazioni.

Il libro che mi è piaciuto moltissimo e che ho scoperto da poco è ''Piccola Macchia'', lo trovo semplice e geniale !




venerdì 16 novembre 2012

Intervista a Selena • La Luna al Guinzaglio

Qualche giorno fa ho pubblicato la recensione di Barbablù, una fantastica fiaba, ma anche un meraviglioso libro illustrato che ha segnato l'inizio del mio vero avvicinamento al mondo dell'illustrazione editoriale.
Ammetto che sfogliare quelle pagine è stata come un'illuminazione e tutt'ora custodisco il ricordo di quel pomeriggio di agosto passato all'interno di una libreria come un prezioso amuleto, così questa settimana ho deciso di pubblicare l'intervista alla gentile Selena, proprietaria de La Luna al Guinzaglio, il negozio di libri dove ho acquistato Barbablù.


Quando e come iniziata la storia de “La Luna al Guinzaglio”?
La  Libreria La luna al guinzaglio è nata a Marzo del 2012 come conseguenza di una forte passione per la letteratura e l’editoria per l’infanzia maturata durante gli studi a Bologna e l’incontro con Antonio Faeti, del quale ho seguito il corso di storia della letteratura per l’infanzia.
Da lì in poi un costante aggiornamento nei confronti dell’editoria specializzata in libri per bambini e  ragazzi mi ha spinto ad offrire ai giovani lettori della mia città la possibilità di poter scegliere i loro libri in un ambiente interamente dedicato a loro.

Cosa vuol dire per te essere una “libraia”?
Essere una libraia non può essere certamente uguale a sentirsi come un qualsiasi commerciante!
Vuol dire andare molto oltre al semplice lavoro di vendita!
Essere libraia significa essere continuamente aggiornati sul mondo dell’editoria, leggere i libri che consigliamo. Un libraio specializzato per ragazzi è sempre attento al mondo dell’illustrazione e spinge alla promozione della lettura non solo delle parole ma anche delle immagini.
Importante è anche fare parte dell’Associazione Librerie indipendenti perragazzi, che ci permette di scambiare informazioni, condividere e organizzare iniziative (come il  Premio Orbil, nato non con lo scopo di assegnare trofei, ma con l’impegno di promuovere i libri da noi scelti nelle tre sezioni: illustrati; romanzi 6-9; romanzi 10-13).

Come scegli i libri per il tuo negozio?
Privilegio le piccole case editrici specializzate in libri per bambini. Non è semplicissimo muoversi all’interno di una produzione sempre più crescente e non sempre di qualità. Per questo è necessario che i librai che si occupano dell’editoria per l’infanzia siano sempre aggiornati.

Cosa ne pensi del possibile tramonto del libro in formato cartaceo?
Non credo che il libro in forma cartacea tramonterà! L’odore, il tatto, il formato, tutte quelle sensazioni che un libro in formato cartaceo offre non possono essere paragonate a ciò che dà la lettura su un e-book. Certo, penso che i due possano convivere ma senza che il libro sparisca dagli scaffali.

Qual è il tuo libro illustrato preferito?
Ce ne sono diversi, ma ho una particolare predilezione per L’uomo d’acqua e la sua fontana, di Ivo Rosati e Gabriel Pacheco (Zoolibri). Un libro ricco di fantasia e poesia!
E Un leone a Parigi, di Beatrice Alemagna, Donzelli. Un vero capolavoro.

Organizzi delle attività o degli eventi per coinvolgere i lettori?
Gli eventi e le iniziative legate ai libri, agli scrittori, agli illustratori e agli editori, sono l’anima delle librerie specializzate per ragazzi. La città di Termoli non è molto avvezza a tali iniziative e si fa un po’ di fatica a coinvolgere molti lettori. Al di là delle iniziative di letture ad alta voce o laboratori creativi, sono stati organizzati diversi incontri con l’autore. Da i termolesi Salvatore Amedei e Laura Fanelli a autori come Adriana Paolini, Federica Jacobelli, Michele D’Ignazio e per ultimo Bernard Friot che ho avuto la fortuna di ospitare grazie al Premio Orbil. I prossimi appuntamenti saranno legati al periodo natalizio: letture ad alta voce di brani scelti sul tema del Natale.

Qual è l’ultima libreria che hai visitato e cosa ti è piaciuto di più del negozio?
Ultimamente non ho avuto modo di visitare altre librerie. Ma so che stanno nascendo tante piccole realtà che mi piacerebbe visitare. Vorrei fare un giro in Puglia dove ci sono diverse librerie specializzate per ragazzi. Segnalo la neonata Le storie nuove a Conversano di Mariaserena Melillo.

mercoledì 7 novembre 2012

Mostra Muro come un Pesce

"I pesci non chiudono mai gli occhi neanche quando sono in padella."
Davide Van Des Froos, Le parole sognate dai pesci, 2003

Questa è la frase che ha attirato la mia attenzione quando Laura Fanelli mi ha parlato del suo progetto e devo dire che mai ero stato tanto entusiasta di partecipare ad un evento come in quest'occasione.

Questa settimana infatti voglio parlarvi della mostra itinerante Muro come un Pesce, organizzata dalle giovanissime illustratrici Laura Fanelli e Alice Lotti.

Locandina mostra Muro come un pesce, Laura Fanelli, Alice Lotti, 2012

L'evento è partito il 7 agosto toccando come prima tappa Termoli, paese natale di Laura, includendo le opere di più di quaranta illustratori italiani.
Tema dell'esposizione sono i pesci, o meglio, la figura dell'illustratore nella nostra epoca, spesso costretto a sentirsi un pesce fuor d'acqua, appunto.
Ma sarebbe riduttivo utilizzare questa allegoria, infatti la mostra pone tra i suoi obiettivi quello di invitare le persone ad una semplice riflessione sulla condizione di buona parte degli autori italiani i quali, per poter coltivare la propria passione e tentare di trasformarla in una professione vera e propria, sono costretti a "boccheggiare", a respirare con fatica, come un piccolo pesce in assenza del suo elemento naturale.

Non posso negare di essermi innamorato dell'immagine di un'illustratore con branchie, pinne, colori, sogni e desideri che non può vivere senza la sua passione, senza la sua "acqua" e non ho fatto fatica a immaginare tanti pesci come me, tutti diversi tra loro.

Chissà quanti di loro si sono sentiti porre la domanda:
Che lavoro fai?
e alla risposta: Sono un'illustratore...
hanno dovuto ascoltare un'affermazione come:
Sì, ma cosa fai di lavoro?

Come se questo mestiere non possa essere considerato tale, nemmeno dagli editori stessi, che non sprecano occasioni per demotivare giovani talenti.
E più volte mi sono posto il dubbio su quello che faccio, come se esso servisse più a me che agli altri, ma la risposta è nello sguardo meravigliato e sognante di chi guarda ciò che creo.
Naturalmente ben venga qualche soldino che ripaga l'abnegazione con cui si coltiva la propria creatività.

Da questo e altri ragionamenti è nato il mio Pesce Felicemente Fuor d'acqua, con cui ho deciso di dare un piccolo contributo all'evento.

Alfonso Di Mauro, Pesce Felicemente Fuor d'Acqua

Esso rappresenta il mio stato d'animo, la mia forma di umile soddisfazione quando qualcuno dimostra approvazione guardando ciò che disegno, come se tale appagamento trasformasse il limite di un pesce, la sua impossibilità di saltare oltre le onde, in un paio d'ali con cui spiccare il volo: un'indifferente risposta nei confronti del diffuso pensiero che questo "è tutto tempo perso".

Naturalmente la mostra Muro come un pesce è stato un vero successo, ispirando tutti i fortunati che hanno avuto la possibilità di ammirare le illustrazioni proiettate sull'Ampio Muraglione della fortezza sveva di Termoli.
Ma non solo, molti blogger si sono incuriositi, come Frizzi Frizzi e Zazienews, riportando sulle loro pagine web interviste e curiosità relative all'evento e il Quotidiano del Molise inoltre ha pubblicato un'intervista a Laura Fanelli che ha parlato con orgoglio più che motivato dell'evento che ha organizzato.

Muro come un pesce per ora ha toccato Termoli, Reggio Emilia e Bruxelles, ma le due giovani autrici sperano di poter continuare il loro viaggio con l'intento di lasciare un messaggio chiaro e inequivocabile, un'invito a valorizzare la creatività, specchio della cultura di ogni epoca, esaltando la dedizione di molti artisti.

Per scoprire di più dell'iniziativa vi invito a visitare il sito, in cui troverete foto, articoli, e molto altro ancora.

Laura e Alice però non si sono accontentate di organizzare l'esposizione, ma hanno realizzato anche un prezioso catalogo contenente TUTTE le illustrazioni esposte.
Io ho avuto la fortuna di riceverne una copia che mi è arrivata puntuale dopo la prima tappa di Termoli e con grande sorpresa ho scoperto che al suo interno vi era una cartolina di ringraziamanto e una stampa dell'interpretazione di Cristina Cappelletti.
E' possibile richiedere una delle ultime copie di questo catalogo scrivendo a laura.fane@gmail.com o lottialice@gmail.com ed io non posso esimermi dall'esortarvi a ordinarlo perchè ne vale davvero la pena.
E' proprio un piccolo tesoro cartaceo di cui vado molto fiero.




Attualmente il progetto Muro come un pesce è in pausa, in attesa di decidere la prossima città che ospiterà la mostra, ma Laura Fanelli non rimane certo ferma, infatti è entrata a far parte del collettivo Uncles & Aunts che presto organizzerà una mostra a Bergamo, però di questo parlerò più avanti.

mercoledì 31 ottobre 2012

La zucca di Halloween

La vera storia di Jack O'Lantern

Stamattina mi sono alzato molto presto e, prima di iniziare la mia solita giornata lavorativa, ho deciso di terminare un'illustrazione di Mister Bufo che aveva come tema proprio la festa di Halloween.

Mister Bufo e la notte di Halloween, alfonso Di Mauro, 2012
Dopo aver pubblicato sul mio profilo di Facebook la nuova cover mi sono reso conto di non conoscere per niente la storia della zucca di questa ricorrenza e, dopo aver pranzato un po' di fretta, mi sono messo a fare una velocissima ricerca per saperne di più su questo simbolo.

Per chi non la conoscesse, l'usanza di accendere una candela all'interno di una zucca vuota si rifà alla nota leggenda di Jack, bisbetico e avaro irlandese che aveva il vizio di alzare il gomito e la passione per il gioco d'azzardo, nel villaggio dove viveva lo avevano infatti soprannonimato Ne'er-do-well, cioè non ne combino una giusta.Jack non aveva un lavoro e campava arrangiandosi con qualche lavoretto qua e là; a volte commetteva piccoli furti e barava al gioco delle carte per vincere più denaro e permettersi così di scolarsi un'altra bottiglia di vino nella sua locanda preferita.

La sera di Ognissanti Jack riuscì a vincere moltissimo giocando contro uno straniero che era arrivato da poco al villaggio e che non conosceva i trucchi dell'astuto baro. Grazie alla cospiqua vincita il furbo bandito si scolò tanto vino quanto non ne aveva mai bevuto, ma non fu abbastanza per saziare la sua sete, così cominciò a imprecare con violenza per tutta la locanda.
Fu proprio in quel momento che, voltandosi verso lo straniero che aveva ingannato, si accorse che quest'ultimo altri non era che il demonio in person
a.

Ma Jack non si lasciò spaventare e, con grande stupore del diavolo, gli chiese di poter fare un'ultima bevuta. Purtroppo però egli non aveva più denaro per potersi permettere un'altro bicchiere così chiese a Satana di trasformarsi in una moneta e quest'ultimo accettò con inaspettata e umana ingenuità, così orgoglioso dei suoi poteri com'era.
Jack sorrise, e con un placido gesto, infilò la nuova moneta luccicante nel suo borsellino.
A niente servirono le urla di rabbia del demonio che non si era accorto della croce ricamata sul portamonete, simbolo che avrebbe per sempre annullato la sua magia. Almeno fino a quando sarebbe rimasto lì dentro.
Ma Jack sapeva che non avrebbe potuto sfuggire in eterno al suo dannato destino così fece promettere al diavolo di lasciarlo libero ancora un anno se lo avesse liberato.
Il diavolo, divorato dal desiderio di uscire da quella minuscola prigione, ottenne la libertà impegnandosi nella promessa e scomparve immediatamente, senza proferire parola.

Ora, qualsiasi essere umano si sarebbe ravveduto cambiando le proprie abitudini, ma questo non fu il caso di Jack, il quale continuò a mantenere il suo squallido stile di vita, e infatti, a distanza di un anno esatto, proprio quando il sole stava lanciando il suo ultimo raggio di luce, si vide sbarrare la strada dalla fiera e sorridente figura del demonio.
Ancora una volta Jack non si mostrò sorpreso di quell'apparizione e, dopo aver elogiato il diavolo per l'incantesimo della moneta con fallace incanto, lo sfidò nuovamente invitandolo a salire su un albero poco distante, inducendolo a dimostragli di poter scendere senza problemi dalla pianta.

Satana accettò imprudente la sfida, ma quando fu sulla fronda più alta, Jack incise lesto una croce sulla corteccia, imprigionandolo nuovamente.
Il demonio cominciò ad insultarlo, ma il manigoldo non si lasciò impaurire e gli fece promettere di non pretendere più la sua anima in cambio della libertà.
Satana accettò il ricatto, Jack strappò il piccolo lembo di corteccia su cui era inciso il simbolo e subito dopo vide sparire in una nuvola di fumo il demonio.

A questo punto il vecchio furfante avrebbe dovuto imparare la lezione, ma era troppo pieno di sè così continuò a bere, giocare d'azzardo e oziare durante tutto l'anno successivo fino a quando giunse ancora una volta la notte di Ognissanti e con essa, anche l'ultima ora di Jack, il quale morì mentre stava bevendo un bicchiere di vino.
Inutile dire che quando il defunto si accorse della sua nuova condizione corse veloce verso il luccicante cancello del Paradiso, ma gli fu negato un posto a causa della vita immorale che aveva condotto, così fu costretto a scendere sempre più in basso, verso il temuto inferno.
Con suo grande stupore Jack fu rifiutato anche dal Diavolo in quale,  ancora adirato con l'infreddolito manigoldo, gli ricordò della promessa di non voler mai più recriminare la sua anima, e quindi un posto negli inferi.
Infine il demonio lo salutò per sempre concedendogli un carbone della sua fucina per scaldarsi.

Jack rimase da solo e infreddolito, ma per potersi scaldare doveva far durare il più a lungo possibile quel carbone acceso così, rovistando tra i rifiuti della locanda dove si era ubriacato per la maggior parte della sua vita, trovò una rapa cava, vi infilò al suo interno il tizzone e cominciò a vagare illuminando la strada con la sua nuova lanterna.
Da quella notte, alla vigilia di ognissanti, Jack torna sulla terra guidando lunghe file di anime perdute come lui, o almeno, così racconta questa antica leggenda irlandese.

A questo punto sorge spontanea la domanda: cosa c'entrano le zucche con la festa di Halloween?

La risposta è molto semplice: quando gli irlandesi giunsero in America a causa della grande carestia di patate in irlanda, non c'erano le rape così dovettero usare le zucche per tenere lontani gli spiriti erranti guidati da Jack durante la notte di Ognissanti e, contemporaneamente, mostrare la strada agli antenati irlandesi che desideravano fare visita ai loro pronipoti.
In poco tempo, il colore arancione, la forma e le dimensioni delle zucche, fecero dimenticare alle generazioni future le rape, che vennero definitivamente sostituite.

Per concludere, la festa Halloween sarebbe la notte durante il quale lo spirito di Jack va in cerca di un caldo rifugio e si accende una zucca luminosa per indicargli che la nostra casa non è il suo posto.

Forse questa potrebbe essere considerata una triste conclusione, ma cosa mai poteva aspettarsi quel furfante di Jack?

giovedì 25 ottobre 2012

Incontro con Bernard Friot il 9 Novembre


In attesa di poter publicare una breve intervista a Selena, la titolare della libreria La Luna al guinzaglio, in cui ho acquistato Barbablù, voglio comunicarvi che il 9 novembre Bernard Friot, vincitore del premio Orbil sezione romanzi 6-9 anni, premio letteratura per ragazzi assegnato dall’Associazione librerie indipendenti per ragazzi, farà tappa proprio presso il negozio di Selena a Termoli, in Via Guglielmo Marconi, 8.



L'Associazione librerie indipendenti per ragazzi ha infatti organizzato il FrioTour che porterà il noto autore in diverse librerie italiane, dando così possibilità ai suoi lettori di incontrarlo e fargli qualche domanda.
Tra le tappe ci saranno Cagliari, Termoli, Vicenza, Firenze, Bologna, e Padova.
Se volete saperne di più vi invito a visitare il sito dell'Associazione.

martedì 23 ottobre 2012

Barbablù

Nel 2010 andai a trovare una mia carissima amica di Termoli la quale, conoscendo bene la mia passione per il disegno e l'illustrazione, mi fece visitare la libreria del suo paese.
L'insegna riportava La luna al guinzaglio, ed io mi lasciai subito attirare dall'atmosfera che riuscivo a intravvedere dalla vetrina, così entrai.
A quei tempi mi stavo avvicinando al mondo dei libri illustrati in punta di piedi, avendo letto per anni i fumetti giapponesi, ma ritrovarmi circondato da tutte quelle copertine e coste colorate, così diverse tra loro, fu per me piacevolmente scioccante.
Fu proprio in quell'occasione che decisi di acquistare Barbablù.

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Barbablù, Nicola Cinquetti, Alessandra Cimatoribus, Edizioni ARKA, 2009
Conoscevo le origini della fiaba, ma non sapevo nulla di Nicola Cinquetti, autore della reinterpretazione testuale, nè tantomeno avevo mai visto le fantastiche illustrazioni di Alessandra Cimatoribus, perciò mi feci attirare dalla copertina, così grande e così espressiva, peccando forse di ignoranza.
Mentre tenevo tra le mani quel libro, ebbi le sensazione di diventare più piccolo, di sentirmi come quando ascoltavo le fiabe de I Racconta Storie e, senza nemmeno accorgermene, cominciai a leggerlo, estrenandomi da tutto il resto.


Barbablù, Nicola Cinquetti, Alessandra Cimatoribus, Edizioni ARKA, 2009
Non ricordo quanti minuti passarono, ma le sensazioni che provai mentre leggevo sono ancora ben impresse dentro di me. Per chi non la conoscesse, la fiaba di Barbablù rispecchia perfettamente il lato oscuro dei fratelli Grimm, meglio celato in altri racconti. Questo libro, con le sue llustrazioni così grandi, riesce a trasmettere la paura della protagonista senza risparmiarsi, forse anche grazie all'ingannevole contrasto tra la poesia delle immagini e il ritmo della storia che, come la giovane principessa, passa dall' atmosfera festosa della prima parte, a quella buia del culmine della vicenda.


Barbablù, Nicola Cinquetti, Alessandra Cimatoribus, Edizioni ARKA, 2009
Quando aprii la doppia pagina che vedete nella fotografia qui sotto deglutii, stupidamente, proprio come accade nei film, lasciandomi sorprendere quanto la protagonista anche se sapevo cosa sarebbe successo fin da quando avevo aperto il libro qualche minuto prima.
L'autrice delle illustrazioni di questo volume è riuscita a creare infatti uno scenario insidioso e attraente allo stesso tempo, ed è questa la cosa che mi è piaciuta di più, perchè se ci si lascia andare, Barbablù inganna anche chi legge.


Barbablù, Nicola Cinquetti, Alessandra Cimatoribus, Edizioni ARKA, 2009
Una volta giunto alla fine del racconto mi resi conto di aver dimenticato per una manciata di minuti di essere lontano da casa, che ero venuto a trovare la mia amica, di trovarmi in una libreria e di avere qualche anno in più rispetto a quando ero ragazzino. Tirai un bel sospiro, annusando il gradevole profumo del legno pulito degli scaffali, e andai alla cassa per acquistare il libro, senza pensarci.
Fu proprio così che cominciò la mia avventura verso il desiderio di disegnare libri illustrati: inseguendo con gli occhi un gruppo di principesse sorridenti come quelle raffigurate sulla quarta di copertina di Barbablù.


Barbablù, Nicola Cinquetti, Alessandra Cimatoribus, Edizioni ARKA, 2009

lunedì 15 ottobre 2012

Il mio buffet per il concorso Tapirulan 2013

Ciao a tutti...
avevo deciso che stasera lo avrei fatto, così alla fine anche io mi sono unito alla comunità dei blogger aprendone uno tutto mio.
Non voglio però iniziare questa mia avventura parlandovi di me, ma raccontandovi l'ultima delle mie illustrazioni.
Qualche settimana fa sul sito le Figure dei libri, un bellissimo blog scritto da Anna Castagnoli, vengo a sapere di un concorso di illustrazione indetto dal gruppo Tapirulan con scadenza 12 ottobre, così il giorno dopo mi metto subito al lavoro cercando di farmi venire un'idea, anche perchè c'era un tema ben preciso: il buffet.
Passo una giornata intera a riflettere su cosa disegnare, ma non mi viene in mente nulla e, in questi casi, decido sempre di uscire e fare una passeggiata o una corsa. Il caso ha voluto che io passassi accanto ad una casa che esponeva un vecchio cartello di legno che riportava queste parole: "Il tempo se lo gode chi ce l'ha" scritte con pennellate di vernice bianca.
Mentre mi dirigevo verso casa quello che volevo disegnare cominciava a diventare sempre più chiaro nella mia testa e il risultato finale è stata un'illustrazione che ho intitolato Tempus Fugit Buffet.
Il regolemanto richiedeva una breve descrizione del mio buffet ma io ho preferito scrivere qualcosa di diverso:

Il Signor Tempo organizzò un sontuoso buffet
niente caviale, pizzette o purè
ma solo ore, minuti e qualche giorno
e per chi gradisse, un anno come contorno

"Questa del futuro è la ricchezza!"
in fondo, del domani non v'è certezza
accorrete, la tavola è imbandita!"
Strillava il Sig. Tempo:"Svelti, abbuffatevi di vita!"

Così non si fecero aspettare
Anziani, nonni e veterani
e qualcuno attraversò perfino il mare

Per un piatto di decade si tentò un'acrobazia
ma illusoria fu quell'occasione
e difatti, il vento d'autunno, tutto il tempo soffiò via

Non so quante speranze io abbia di vincere, ma sicuramente mi sono divertito nel realizzare quest'illustrazione.